Aleria

 

Aleria è una cittadina della Corsica alla quale sono affezionato perchè lì ho trascorso le prime vacanze d’agosto con mia moglie Silvana, all’inizio della nostra storia nel 1982.

Ci siamo tornati più volte in seguito, sempre in estate, con il nostro cagnone Paco e anche con la mamma di Silvana; negli ultimi anni abbiamo invece scoperto la Corsica d’inverno; proprio vicino ad Aleria abbiamo trovato Rivabella, un villaggio vacanze aperto tutto l’anno, dove affittiamo una casetta in riva al mare durante le vacanze di Natale; in quelle tre o quattro settimane passiamo il nostro tempo rilassandoci, soprattutto con passeggiate lungo la spiaggia, con il nostro cane – prima Molly, adesso Oreste – che ci trotterella intorno.

Vicino al supermercato di Aleria, dove facciamo la spesa quotidiana, in un negozietto di cose vecchie ho notato alcune chitarre appese alla parete; si trattava di strumenti dozzinali e malridotti, a parte una Yamaha acustica in discrete condizioni, ma alla quale non ero interessato; mi ha invece incuriosito una chitarra all’apparenza artigianale, in condizioni deplorevoli, piena di crepe sul fondo, graffiata dappertutto e malamente verniciata con il flatting.

Pochi minuti di attenta osservazione mi hanno convinto che si trattava di una chitarra davvero costruita artigianalmente, di quelle utilizzate dai gitani della Provenza, con un ponticello mobile, il tasto “zero”, una cordiera di zinco e meccaniche molto arrugginite, di problematico recupero. Nondimeno ho ritenuto che con un impegnativo restauro avrei potuto restituirle la voce, che è sempre una bella cosa.

L’ho portata a casa e, con la benedizione dell’amico-maestro Mario, mi sono procurato i “compiti delle vacanze” per l’estate che trascorro nella casa di campagna.

Dopo una sommaria ripulita, ho rimosso i residui di corde metalliche arrugginite, le meccaniche, ancora più arrugginite e malridotte, nonchè la cordiera in alluminio e il sottile ponticello mobile.

Ho poi utilizzato un potente sverniciante per rimuovere il pesante strato di vernice e, dopo una robusta raschiatura, ho riportato il legno di tutto lo strumento allo stato grezzo, scoprendo che fasce, fondo e manico sono state realizzate con un legno chiaro e la tavola con un abete massello dalla venatura regolare; una semplice filettatura nero-bianco-nero (solo sulla tavola e non sul fondo) e una altrettanto semplice rosetta sono i particolari che hanno confermato la prima impressione di una chitarra costruita artigianalmente e con grande semplicità.

Due vistose crepe del fondo hanno reso necessario lo scollamento dello stesso per una riparazione accurata e, quando ho preso visione dell’interno, mi sono reso conto che l’artigiano non usava molta cura per i dettagli; peones, controfasce e catene erano infatti stati lasciati allo stato grezzo, senza alcuna carteggiatura, come anche l’interno di fasce, fondo e piano armonico apparivano abbastanza ruvidi; una vecchia riparazione del fondo evidenziava la presenza di alcuni sottili chiodini sul bordo (!)

Ho ritenuto di mantenere il più possibile i pezzi originali, che ho comunque carteggiato adeguatamente e ho praticamente ricomposto il fondo ricongiungendo le due metà con l’irrobustimento della giuntura mediante una striscia di abete incollato “controvena” e riparando le lunghe crepe con sottili strisce di piallaccio, anch’esse incollate “controvena”; nel ricomporre lo strumento con l’incollatura del fondo, ho provveduto ad aggiungere una controfascia spessa cinque millimetri per far aderire adeguatamente il fondo al bordo delle fasce.

Ho avuto qualche problema con la paletta; una volta scartata l’idea di riutilizzare le meccaniche originali, troppo ammalorate, mi sono reso conto che non potevo inserire una meccanica normale da chitarra classica, in quanto i tre buchi avevano una distanza tra loro diversa da quella standard; ho perciò utilizzato sei meccaniche singole, ma anche qui ho trovato difficoltà di adattamento, dato che lo spessore della paletta era scarso e il legno era parecchio ammalorato; un paziente inserimento di pezzetti di mogano opportunamente dimensionati e l’incollaggio di due lastrine di cipresso sopra e sotto la paletta, mi hanno dato il sufficiente spessore che mi ha consentito di fissare le nuove meccaniche con buona sicurezza.

Ho in seguito riposizionato la cordiera di zinco, opportunamente ripulita e lucidata e mi sono dedicato al manico che ho trovato in buono stato; la tastiera – dotata di vistosi bolli rotondi di colore bianco ai tasti 3, 5, 7, 10 e 12 – ha avuto bisogno solo di una buona ripulita con alcool e paglietta 0000; diverso il discorso per i tasti, costituiti da spesse lastrine di rame semplicemente inserite in un taglio della tastiera e sporgenti oltre due millimetri dalla stessa, una vera “ghigliottina” per le dita di un chitarrista classico; volendo mantenere per quanto possibile i pezzi originali, ho dovuto prima lavorare di lima per abbassarli ad uno ad uno alla giusta sporgenza di un millimetro, poi con la lima spianatrice per allinearli al fine di non avere ronzii e in seguito con una piccola lima apposita per arrotondarli in modo da consentire uno scorrimento facile delle dita sulla tastiera.

Il piano armonico ha invece richiesto una carteggiatura profonda al fine di eliminare i graffi da plettro ma alla fine sono riuscito ad ottenere un risultato più che soddisfacente; la venatura regolare è ben visibile, la semplice rosetta e la filettatura si stagliano bene.

Per la verniciatura mi sono avvalso di un mordente ad alcool tinta noce per scurire leggermente il legno troppo chiaro e per uniformare il colore; per la lucidatura finale ho utilizzato per la prima volta la “nitrolacca” KW 401 “vernice a tampone americana chiara”, un prodotto di facile applicazione e di buon effetto; è più semplice della classica gommalacca e perdona molto gli errori; in meno di mezza giornata e con poche mani ho ottenuto una brillantezza più che accettabile.

Con le corde in nylon ho sentito una voce abbastanza piacevole, non potente nè dolce, ma sufficientemente sonora per farne una buona chitarra per studiare e per accompagnare il canto; comunque l’essenziale era farla tornare a suonare e in questo sono riuscito nello scopo.