Guadagnini

 

L’amico Ruggero, soddisfatto dell’intervento sulla prestigiosa chitarra del liutaio Renato Scrollavezza appartenuta al nonno, mi ha mostrato un’altra chitarra, sempre appartenuta al nonno, questa ben più datata, costruita nel 1925 dall’allora giovanissimo Paolo Guadagnini, ultimo rappresentante di una illustre famiglia di liutai operativa fin dal 1600.

Il cartiglio incollato sul fondo recita “Paolo Guadagnini fece in Torino nell’anno 1925″ segue l’indicazione N. 1; sicuramente si tratta della prima chitarra costruita dal giovane Guadagnini, che nel 1925 aveva solo diciassette anni, dato che la famiglia era tradizionalmente produttrice di strumenti ad arco e i primissimi lavori di bottega ai quali Paolo era stato probabilmente adibito riguardavano la produzione di violini, viole, violoncelli e contrabbassi; solo in seguito e con ogni probabilità a tempo perso si era dedicato al progetto di una chitarra. 

Peraltro, può anche darsi che si tratti in assoluto del suo primo strumento, ma non lo darei per certo, anche se la giovanissima età gioca in questo senso. 

Comunque mi trovavo per le mani uno strumento davvero prezioso, ricco di storia di per se stesso e anche di avventura per le vicende che l’hanno accompagnato nel corso della vita. 

Ruggero mi ha infatti raccontato che, una volta ereditata quella chitarra dal nonno, aveva deciso di farla restaurare da un liutaio di sua conoscenza, uno dei più prestigiosi al tempo in Italia; siamo alla fine degli anni ’90 e l’artista era il compianto Carlo Raspagni, del quale Ruggero si fidava ciecamente e confidava in un risultato ottimale. 

Come dice il poeta, “passano gli anni, i mesi e, se li conti, anche i minuti…” ma della sua chitarra Ruggero non ha più notizie; si sa che i liutai se la prendono comoda, specie se sono grandi artisti e hanno tanti impegni o anche solo la testa un po’ tra le nuvole. Fatto sta che Ruggero decide di sollecitare il maestro ma, con sua sorpresa, stupore e dolore, scopre che è passato a miglior vita. Era il 1999 e, con grande correttezza, la vedova invitava Ruggero a riprendere il suo strumento nello stato in cui si trovava. 

La chitarra è capitata anni dopo nelle mie mani; non so in quale stato fosse quando è stata presa in carico dal maestro Raspagni, ma io ho trovato uno strumento inutilizzabile, dato che aveva una tastiera evidentemente sostituita, ma priva di tasti; i piroli originali erano assenti e al loro posto c’era una serie di sei piroli nuovi ancora da adattare ai fori presenti nella paletta. 

Inoltre, a parte i segni del tempo e dell’utilizzo, le fasce presentavano dei rigonfiamenti in corrispondenza delle catene del fondo, che necessitavano di un intervento importante, quale lo scollamento del fondo stesso e la riduzione del difetto. 

Ho portato la chitarra alla scuola civica per mostrarla a gente esperta; quel giorno teneva lezione il maestro Gabriele Negri, esperto di restauro di strumenti d’epoca. Nonostante la mia visita non fosse stata prevista, il maestro mi ha invitato a partecipare alla lezione e ha su due piedi improvvisato – ad uso degli allievi – un incontro con il liutaio Paolo Guadagnini, inquadrandolo nell’epoca e riportando a memoria la storia della famiglia, terminata purtroppo con la prematura morte dell’ultimo componente (Paolo, appunto) avvenuta nel corso dell’ultima guerra mondiale, in seguito all’affondamento della nave sulla quale militava, al largo della Grecia. 

In seguito all’incontro con il maestro Negri ho realizzato che lo strumento affidatomi dall’amico Ruggero era davvero troppo importante e prezioso per le mie inesperte mani e l’ho quindi consigliato di farlo vedere ad un restauratore esperto, non però il maestro Negri, che si era dichiarato al momento indisponibile; gli ho consigliato il giovane ma esperto liutaio Emanuele Marconi, anche lui insegnante della scuola civica, del quale ho di recente seguito un interessante corso di lezioni teoriche e pratiche sulle decorazioni delle chitarre. 

Attualmente la Paolo Guadagnini n. 1 è nel laboratorio del maestro Marconi; ci vorrà del tempo, ma spero di rivedere una volta restaurato questo strumento che ho avuto per le mani e che mi ha fatto sognare.

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E’ passato un po’ di tempo e non ho più rivisto Ruggero; mi hanno detto che qualche mese fa è immaturamente passato a miglior vita. Gli sarò sempre grato per avermi dato fiducia nel mettere nelle mie mani due preziosi strumenti; riposa in pace, Ruggero.