Aldo

 

L’amico Aldo aveva una vecchia chitarra anni ’60 diventata insuonabile vuoi a causa del trascorrere del tempo vuoi per l’incuria e i maltrattamenti subiti; lo strumento non era di pregio, ma lui ci era affezionato perchè gli ricordava la sua gioventù; mi ha chiesto di dare un’occhiata, senza impegno.

Lo stato dello strumento era quasi disastroso: il ponticello era sollevato dal piano armonico nonostante fosse stato incollato e fissato con quattro viti passanti imbullonate (!); il fondo inoltre era scollato nella zona di una botta violenta che aveva provocato lo sfondamento sull’angolo di una fascia; per constatare altri eventuali danni interni ho dovuto scoperchiare il tutto.

Per la prima volta ho aperto una chitarra e, nella mia incoscienza di autodidatta, ho avuto quantomeno l’accortezza di scegliere uno strumento di poco pregio, con l’autorizzazione del proprietario, in caso di insuccesso, di considerare il tutto legna da ardere.

All’epoca le chitarre economiche venivano costruite davvero in economia: l’assenza completa di controfasce era compensata dall’abbondante spessore delle fasce e l’assenza delle raggiere dallo spessore della tavola e dalla robustezza delle catene; una di queste ultime era peraltro vistosamente incrinata.

Scollato il ponticello e rimosse le viti, ho provveduto ad incollare un sottoponte a contatto con la relativa catena e, allargando i buchi delle viti sul ponticello e sulla tavola, ho inserito quattro spinotti di legno del diametro di sei mm, incollando il tutto con colla poliuretanica; 24 ore di morsetti a braccio lungo hanno dato un risultato ottimale. Ho preferito evitare di cambiare il ponticello originale anche se la sostituzione con uno nuovo (ovviamente di legno migliore) sarebbe stata più facile e magari di migliore effetto sonoro, ma mi è parso giusto conservare lo spirito “proletario” del vecchio strumento.

Ripristinato lo spessore della riparazione in zona sfondamento, ho incollato una sottile controfascia continua spessa tre mm sull’interno delle fasce per facilitare l’incollatura del fondo. Per mantenere la giusta inclinazione del manico finalizzata alla corretta azione delle corde, ho fissato il fondo con due spinotti di legno da sei mm piazzati sullo zocchetto e sul tallone.

Prima di richiudere lo strumento ho provveduto a sistemare la catena incrinata e a dare una levigata con carta abrasiva a tutto l’interno che appariva eccessivamente grezzo.

Infine ho montato corde in nylon al posto di quelle metalliche; il risultato finale è stato soddisfacente; la vecchia signora dei falò sulla spiaggia ha ritrovato una bella voce dolce e abbastanza potente e il mio amico Aldo, visibilmente soddisfatto, mi ha ricompensato con un paio di bottiglie di ottimo spumante e una di eccellente rum della Giamaica.